2022 annus horribils per gli investimenti, non solo l’azionario, ma anche le obbligazioni sono in scivolata generale. Una volta quando le azioni scendevano si salvavano almeno i bond. Ma oggi non è più così.

Era già stato difficile abituarsi al fatto che non ci fossero più i rendimenti di una volta… i tassi bassi, per non dire negativi, ci avevano spiazzato e indotto a lasciare tutto in conto. Adesso l’inflazione infiamma facendo crollare i prezzi in un batter d’occhio. Cosa sta succedendo? Cosa si può fare?

Carlo Benetti (Market specialis di GAM spa) ricorda che, quando ai tempi della scuola lavorava in discoteca, a mezzanotte veniva offerto un piatto di pasta al peperoncino graditissimo a tutti. Non era fatto a caso, c’era il suo perché: a quell’ora il drink compreso nel biglietto ingresso era già stato usato e quindi, mangiando, sicuramente chiunque sarebbe stato costretto a ordinare dell’altro con guadagno della discoteca.

Anche nel mondo degli investimenti ci sono cose che sembrano gratis e invece comportano una dose di rischio, compreso non fare nulla e lasciare i soldi in conto. 
Per salvare il risparmio bisogna passare all’attacco perché l’inflazione è corrosiva anche all’interno del conto. 

L’articolo 47 della nostra Costituzione parla chiaro:
 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Il risparmio che si vuole tutelare è quello che viene immesso nel circuito economico, quello che “lavora” per lo sviluppo… non quello che sta fermo nei conti!

Prima regola come sempre è quella di cercare di capire di cosa stiamo parlando. 
Allora partiamo dalla fotografia della situazione.
Osservate in 6 mesi come sono cambiate le cose nel panorama dei tassi di interesse. La sfida dell’inflazione è grande perché, come diceva Karl Bruner economista svizzero, “il problema dell’inflazione non è averla… ma come uscirne senza creare danni irreparabili”

Le banche centrali come prima controffensiva hanno alzato i tassi di interesse dei titoli di stato, quindi delle obbligazioni dei nostri debiti pubblici, ma di quanto?

La prima tabella mostra i tassi suddivisi per anno e per Paese alla fine del 2021. Osservate le differenze soprattutto del tasso a 10 anni con la seconda tabella di fine giugno 2022. Si è passati da un tasso del 1,19% ad uno superiore al 3,5%. E questo si ripercuote a catena su tutto compreso il costo di mutui e finanziamenti.

 

Il proseguimento al rialzo dei tassi costituisce una difficoltà per gli asset nei portafogli e una sfida, ma anche una grande opportunità perché finalmente dopo tanti anni si comincia ad intravvedere la luce in fondo al tunnel.

Cerchiamo di capire perché e per farlo partiamo dal concetto di Obbligazione.

Quando investo in obbligazioni in realtà faccio un prestito a qualcuno (nel caso di BTP allo Stato). Io investitore presto un capitale di valore 100 che mi verrà restituito allo stesso valore e per il quale mi verrà corrisposto un tasso di interesse per il tempo in cui io presto i soldi.

Cosa succede quando i tassi cambiano (si alzano o si abbassano)? 
Succede che, se non ho ancora raggiunto la fine della durata concordata del mio prestito, il valore di quello che ho prestato cambia.
Supponiamo di aver appena acquistato un’obbligazione che costa 100 che dura un anno e riconosce un interesse dell’1%. Fra un anno noi ritireremo il nostro capitale pari a 100 e l’1% di interesse, per un ammontare pari a 101.

Ma cosa succede se dopo aver comprato l’obbligazione io volessi rivenderla e nel mentre venissero alzati i tassi di interesse all’1,5% annuo, con un incremento dello 0,5%?

Nessuno che ce la comprerebbe restituendoci i 100 da noi pagati. La ragione è che dopo un anno incasserebbe 101 e quindi maturerebbe un interesse del solo 1% anziché del 1,5%.

Quindi l’unico modo per rendere appetibile l’obbligazione sarà dargli il valore corretto vendendola allo 0,5% in meno (quindi 99,50 anziché 100) così da compensare l’aumento avvenuto nel mentre.

Ovviamente nel caso di una discesa dei tassi si avrà il fenomeno inverso. Se i tassi di interesse scendessero dall’1% allo 0,5% e volessimo rivenderla a 100,5 perché altrimenti regaleremmo lo 0,5 degli interessi al nuovo acquirente.

Lo so, vi ho complicato la vita… ma solo per il vostro bene.

La sostanza è che quando i tassi sono in rialzo come ora, i prezzi si abbassano e può cominciare ad essere interessante comprare. Da molto tempo non accadeva e forse è proprio il caso di parlarne con il vostro consulente per cercare di capire se può essere un buon rimedio contro l’effetto corrosivo dell’inflazione sui soldi dimenticati in conto.

Quindi non tutto è perduto? Forse è meglio prenderci un TIME-OUT e cercare di capire quali sono le opportunità che questo momento ci offre.