In Italia è in atto un impoverimento asimmetrico, sia dal punto di vista demografico che da quello patrimoniale. Dobbiamo prenderne coscienza e fare bene i conti il prima possibile, altrimenti rischiamo di perdere tutto.

“Abbiamo nonni ancora benestanti (sempre più) che si trovano ad aiutare figli e nipoti sempre più poveri!”
“Abbiamo famiglie (sempre di meno) che accrescono il loro patrimonio immobiliare e la loro rendita. Una crescita che batte un PIL in stagnazione da oltre 20 anni.”

Tassi negativi? Una terra sconosciuta!

Per essere precisi, una “terra incognita” l’ha definita Mario Draghi, ricevendo la laurea honoris causa all’Università Cattolica di Milano l’11 ottobre scorso.
“Una terra incognita, dove per definizione gli effetti delle nostre azioni non potevano essere previsti con certezza”.
Se così l’ha definita lui figuriamoci come può intenderla un risparmiatore…
Cosa sta capitando sul mercato e soprattutto, come, quello che accade può influire sulle nostre tasche? Dobbiamo porci le domande giuste per poter trovare le risposte più opportune.

Ed è importantissimo rispondere, perché la rivoluzione demografica in atto, con l’invecchiamento della popolazione che vede l’Italia in prima posizione, sta modificando radicalmente il nostro modo di vivere.

Comprendere e Trasmettere per Proteggere!

La politica monetaria non è un parolone per economisti. È arrivato il momento di capire cosa significa e a cosa serve. Mai come oggi ha un impatto stravolgente sui risparmi presenti, futuri e sulla qualità della vita.
La politica monetaria messa in atto da una Banca Centrale ha il fine di orientare il credito bancario e i mercati finanziari, verso gli obiettivi della politica economica, che generalmente sono: la crescita della produzione, la piena occupazione e il desiderato livello di inflazione.
Gli strumenti utilizzati dalla Banca Centrale sono i tassi di interesse e il controllo della quantità di moneta circolante. (approfondisci con l’articolo “BCE, Quantitative Easing e tassi: cose da Draghi?”)

Perché questa premessa sulla politica monetaria e sui tassi di interesse? Dobbiamo osservare con attenzione i tassi a zero o sottozero presenti ormai da molti mesi, perché sono destinati a cambiare definitivamente la relazione che abbiamo con i nostri conti correnti, con le banche e le assicurazioni. Esserne consapevoli è condizione fondamentale per non rinviare scelte da cui dipende il benessere di questa e delle prossime generazioni.

Investire con prudenza

Per noi italiani la prudenza fa 80 (per cento), sostiene Paolo Ciocca in un articolo del 23 settembre su L’Economia del Corriere della Sera. Nel corso degli anni la composizione della ricchezza in Italia è cambiata profondamente. Meno obbligazioni, quelle bancarie sono scomparse quasi dal tutto, alla costante ricerca di un complesso equilibrio tra sicurezza e rendimento. La realtà è però che la quota di risparmio destinata ad attività a minore rischio si avvicina all’80%. Una prudenza forse eccessiva? Sembrerebbe di sì dato che appunto la maggior parte dei risparmi degli italiani resta ferma in liquidità sui conti correnti.

Soldi fermi sui conti correnti

In Italia abbiamo più di 1.404 miliardi fermi sui conti correnti. Un mare di liquidità! Come hanno sottolineato nel loro articolo su L’Economia del 23 settembre Ferruccio de Bortoli, Fabio Pammolli ed Ernesto Maria Ruffini.
Ma com’è possibile con i tassi a zero o addirittura sottozero?
Chi ha la passione della barca a vela sa bene che senza vento non si va proprio da nessuna parte. L’unica certezza è che si resta fermi.
Tassi come quelli applicati ora dovrebbero stimolare i prestiti alle imprese e alle famiglie per sostenere i loro progetti. Non è mai stato conveniente come ora chiedere un finanziamento. Probabilmente non mancano le idee, forse manca un po’ di coraggio a causa dell’incertezza del panorama generale.
Per uscire dall’incertezza dobbiamo avere chiaro 1) chi siamo, 2) dove vogliamo andare e 3) come pianificare il nostro futuro (per approfondimenti vedi “Investire con volatilità dei mercati e tassi bassi”)

Quali sono i veri pericoli di tenere i soldi in liquidità sul conto corrente

Quali sono i pericoli principali che arrivano da questa eccessiva bonaccia? Vediamoli assieme uno ad uno.

  1. La tassa occulta dell’inflazione: spesso snobbata dai risparmiatori perchè negli ultimi anni il costo della vita è decisamente più contenuto, in realtà l’inflazione, seppur minima, continua a lavorare in silenzio. Sapete a quanto equivarrebbero oggi 100 ipotetici euro del 1990? Meno di 60 euro! Questo il costo occulto della sicurezza e tranquillità di chi ama tenere i soldi sotto il materasso. Per approfondire LEGGI l’articolo sui costi e guadagni
  2. Le trappole dell’on-line. La direttiva PSD2 introdotta a settembre, ha dato l’avvio ad alcuni servizi innovativi che passano attraverso la gestione dei dati bancari. Qualcuno bussa sui conti correnti, come ha titolato L’Economia del Corriere della Sera il 4 novembre e bisogna stare molto attenti ad aprire la porta se non si è pienamente consapevoli di quello che questo può comportare. La banca del futuro è fatta soprattutto di servizi, di quelli innovativi, insomma “fighi”. Ma dobbiamo chiederci a chi diamo accesso alle nostre informazioni. La sicurezza è così importante da aver costretto le banche a mandare in pensione le vecchie chiavette “token” che generavano i codici di accesso ai servizi bancari. Oggi abbiamo sistemi di controllo più sicuri, con doppia verifica. Ma la prudenza è d’obbligo perché la banca non può fare ulteriori verifiche rispetto alle autorizzazioni che noi diamo. Quindi occorre leggere con calma le avvertenze sui sistemi digitali, innovativi e/o Social che intendiamo usare, perché i nostri dati possono essere ceduti a terzi. Inoltre serve usare ancor più cautela rispetto agli accessi online per i quali si presta il consenso, perché si tratta di concedere a terzi l’accesso diretto ai nostri dati bancari.
  3. Le crisi bancarie. Qualcuno si ricorda ancora del “Bail in”? Certo fino a 100.000,00 euro i miei soldi in conto sono garantiti (sempre che non vi sia una crisi sistemica) ma ci sono ancora oggi banche che falliscono. Se per le famiglie vale, come diceva Tolstoj, che a somigliarsi sono quelle felici, mentre quelle infelici lo sono ciascuna a modo suo, per le crisi bancarie invece si somigliano tutte. La tentazione è quella di cercare conti deposito remunerativi, ma bisogna essere consapevoli che tanto più sono remunerativi tanto più significa che la banca che li propone ha necessità di liquidità. E questo può non essere un segnale rassicurante. Occorre controllare che la banca non abbia sanzioni Consob o pronunce giudiziarie e fare attenzione in caso di carenza dei prospetti informativi per non incorrere in una artefatta profilazione come cliente.

Investire con tassi bassi e interessi negativi – valutare i rischi

Che fare dunque? Mission impossible: avere ritorni interessanti negli investimenti, mantenendo un basso profilo di rischio, in presenza di tassi sempre più negativi!
L’articolo di Plus24 “In cosa investire nell’era dei tassi negativi” ci stimola a riflettere proprio su questo.

Un dato di fatto è che gli investitori che vogliono rendimenti più elevati dovranno assumersi maggiori rischi. Ma quanto siamo preparati a questo cambio di passo?
Il risparmiatore prudente ha di fronte un’alternativa scomoda. Fate attenzione a chi vi promette oggi un investimento con un orizzonte temporale sotto i tre anni dai ritorni elevati perché avrà scarse possibilità di offrirvi un investimento sicuro privo di rischi.
Centrale è definire e comprendere bene la propria propensione al rischio e l’orizzonte temporale legato ai propri obiettivi. Occorre superare la prospettiva di breve termine.
Perché teniamo i soldi in conto corrente? Se non ci sono necessità a 12/18 mesi potrebbe essere solo pigrizia.
Un interessante approfondimento si trova nell’articolo “Proteggere e Tutelare il Patrimonio” ma anche Plus24 ne ha parlato il 19 ottobre scorso con “L’errore è la prospettiva di breve termine”

Informarsi è importante per sapere scegliere e investire sul futuro

Quanto tempo dedichiamo ad approfondire la nostra conoscenza sugli argomenti economici e finanziari durante la settimana? Quanto ci curiamo del nostro patrimonio? Di più o di meno del tempo che dedichiamo per cercare e acquistare il prossimo televisore o di quello che investiamo per informarci e scegliere la nuova auto o del tempo che ci prendiamo per controllare le bollette e studiare il contratto telefonico?
Come sempre, prima di tutto occorre essere onesti con sé stessi. Un piccolo aiuto lo puoi trovare nel breve test di autovalutazione per conoscere meglio il tuo profilo di risparmiatore, pubblicato da Il Sole 24 Ore.

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Certo il modo migliore è chiedere un incontro ad un consulente, con cui iniziare a fare l’analisi delle proprie esigenze. Una consulenza patrimoniale esce dal puro aspetto finanziario, è rivolta all’intero patrimonio, fatto sicuramente da una parte finanziaria, ma anche da immobili e terreni, partecipazioni aziendali, beni di lusso e soprattutto elementi non tangibili di indubbio valore per il cliente stesso come le relazioni affettive, il proprio modo di pensare, i sogni nel cassetto.

Non è facile essere obiettivi con se stessi, per questo un aiuto, uno sguardo esterno è molto importante.
Mi piace ricordare spesso che “Il migliore investimento è quello su noi stessi”, quindi è fondamentale continuare ad informarsi, magari partecipando a qualche incontro di approfondimento tematico o di educazione finanziaria più generale.

Davanti ai panorami del mercato in continua evoluzione e volendo conciliare le scelte finanziarie e patrimoniali con le proprie esigenze e aspettative future, il “fai da te” non è molto redditizio perché rischiamo di fare scelte emotive e non obiettive.

In ogni caso, sia che ci facciamo affiancare da un consulente sia che preferiamo fare dal soli, l’importate è tenere sempre presente la vecchia regola della nonna: “non bisogna mettere tutte le uova nello stesso paniere”. In materia di investimenti finanziari si tratta quindi di diversificare sempre. Una regola che evidentemente hanno ricordato bene gli economisti Eugene Fama ed il collega Kenneth French, vincitori del premio Nobel per l’economia nel 2013.
Diversificare appunto. Questo ci riporta a riflettere quanto sia rischioso tenere tutti i propri risparmi in liquidità sul conto corrente.

Hai qualche argomento che ti interessa? Scrivimi, sarà un ottimo spunto di confronto!

*tempo di lettura stimato con contacaratteri.it
(esclusi gli approfondimenti sulle fonti esterne)