Ti progetti abbastanza?

Che sensazione provi quando senti parlare di protezione?
Nella vita come nella gestione del nostro patrimonio, c’è tanto che vale la pena di proteggere. Credo che valga questo pensiero:

Tanto da proteggere, tanto da guadagnare,
niente da nascondere.

Significa che dobbiamo essere sinceri con noi stessi per fare le scelte giuste e tutelare veramente quello a cui teniamo di più.

Prima di iniziare però…prenditi 8 minuti preziosi!*

Come sempre, procediamo per gradi.
Innanzitutto, dobbiamo conoscere cosa significa PROTEGGERE.
Dizionario alla mano, troviamo questa definizione:

PROTEGGERE
coprire qualcosa o qualcuno, per riparare o per difendere;

soccorrere, aiutare qualcuno, tutelarne gli interessi;
promuovere, appoggiare, incrementare un’attività, un’iniziativa, un settore

Dal punto di vista economico e finanziario, una definizione che rispecchia appieno quello che dovrebbe essere il nostro impegno di persone consapevoli e stimolarci a prenderci cura di noi stessi e a tutelare il nostro patrimonio.
Proteggere dovrebbe essere sempre l’impegno concreto di un buon consulente patrimoniale (o consulente finanziario), nell’aver cura delle esigenze e degli interessi di ogni persona che si rivolga a lui.
Può sembrare un controsenso ma ampliando le nostre prospettive e considerando un panorama temporale più ampio:

Il patrimonio è l’unica arma che abbiamo a disposizione che ci può proteggere

Tutelare il patrimonio ha un duplice effetto e vantaggio.
Il primo è proprio quello di proteggere il patrimonio; il secondo è che un patrimonio ben gestito tutelerà noi stessi.
Sembra dunque un controsenso ma proteggere il patrimonio aiuta a proteggere noi stessi!

Se fissiamo come prima necessità reale la protezione, non dobbiamo però pensare ad una situazione statica ne che proteggere sia facile da capire e da raggiungere. La protezione non è una meta raggiunta per sempre ma occorre periodicamente verificare le scelte fatte, alla luce di nuovi fattori che potrebbero essere intervenuti.
Proteggere e dunque gestire, significa seguire l’evoluzione nel tempo delle nostre esigenze e dobbiamo considerare anche la necessità di un cambio generazionale, di un passaggio di consegne del patrimonio. La società attuale ci mette davanti ad una grande sfida perché è cambiato il valore percepito del tempo.

Una volta il tempo era un valore, come opportunità di accumulare e prima ancora come capacità di sapere attendere.
Quando si acquistava qualcosa, si investiva, nel vero senso della parola, per il futuro. Sia che si trattasse di un abito, di una casa o di un mezzo, uno strumento di lavoro o di studio.
Con la fine del 1900 ed il passaggio al nuovo secolo invece, sulla spinta dell’evoluzione tecnologica e soprattutto con l’avvento dei canali Social, il pensiero dell’uomo è diventato sincronico.

Oggi pensiamo e chiediamo tutto e subito. Questo ci condiziona, nei pensieri e nelle azioni. Le nostre scelte rischiano di diventare meno ragionate e noi di perdere in consapevolezza. Il rischio conseguente, da un punto di vista più generale, filosofico se vogliamo, è di perdere o non riuscire ad affermare la propria identità e di impoverire anche la dignità di ognuno di noi.

Come fare a proteggersi da questo rischio?

È necessario proprio partire dalla consapevolezza di noi stessi, dei propri limiti e dei propri punti di forza. In particolare, occorre evitare alcuni errori fondamentali.

Il primo errore che facciamo e che non ci permette di proteggerci, è cedere all’ottimismo e ad un eccesso di fiducia.
Le persone sono irragionevolmente ottimiste anche quando la posta in gioco è alta. Come tutti sanno, la metà dei matrimoni finisce nel divorzio. Ma al momento della cerimonia, quasi tutte le coppie sono convinte che ci sia una probabilità pressochè nulla che il loro matrimonio finisca in un divorzio… perfino tra coloro che hanno già divorziato…
L’eccesso di ottimismo spiega il motivo per cui molti individui si espongono al rischio, anche quando, così facendo, mettono a repentaglio la propria salute e la propria vita. Quando si chiede agli studenti di immaginare il loro futuro, di solito dicono che avranno minore probabilità dei compagni di studio di perdere il lavoro, di avere un attacco di cuore, di contrarre un tumore o di divorziare dopo pochi anni dal matrimonio.
I fumatori sono consapevoli dei rischi statistici e spesso le esagerano addirittura, ma moltissimi sono convinti che la loro probabilità di contrarre un tumore ai polmoni o una malattia cardiocircolatoria sia inferiore a quella della maggior parte dei fumatori.
Le lotterie hanno successo in parte perché le persone sono irragionevolmente ottimiste.
Per questo molte persone non prendono ragionevoli misure preventive”[1]

Il secondo errore nasce dall’avversione alle perdite che rischia di produrre inerzia davanti al rischio. Prendiamo un esperimento di cui ci parla sempre Richard H. Thaler.
Le persone odiano perdere. Quando si perde qualcosa si prova un’infelicità due volte maggiore della felicità che si ottiene guadagnando quella stessa cosa.
Consideriamo un semplice esperimento. A metà degli studenti di una classe viene data una tazza da caffè; all’altra metà della classe si chiede di esaminarla da vicino. Quindi si invitano gli studenti cha hanno la tazza a venderla e quelli che non ce l’hanno ad acquistarla, rispondendo alla domanda: A ciascuno dei seguenti prezzi, indicate se siete disposti e rinunciare/acquistare la tazza.
I risultati dimostrano che gli studenti in possesso della tazza, chiedono per venderla, un prezzo circa due volte più alto di quello che gli altri sono disposti a pagare per acquistarne una.
Questo significa che le persone non attribuiscono uno specifico valore agli oggetti. Quando devono rinunciare a qualcosa subiscono un danno maggiore del piacere che proverebbero nell’ottenere quella stessa cosa.
L’avversione alle perdite è così forte che agisce come una sorta di pungolo cognitivo, spingendoci a non fare cambiamenti, anche quando i cambiamenti sono veramente nel nostro interesse. [2]

Il terzo errore è proprio il pensiero sincronico di cui abbiamo parlato all’inizio. Cioè credere che tutto si possa raggiungere subito, qui ed ora, come recitava il detto latino “hic at nunc”.
In realtà il fattore tempo è fondamentale. Due volte. Come scelta di un panorama temporale, di un percorso di vita e prima ancora perché dobbiamo sapere prenderci del tempo per una riflessione attenta.

Allora cosa possiamo fare?

Siamo tutti presi da un numero crescente di attività e impegni, in un mondo economico (e non solo) complesso e in continuo mutamento.
Alle volte non riusciamo a ragionare con la necessaria calma. Quelle volte che dobbiamo fare una scelta, adottiamo regole pratiche che ci sembrano ragionevoli ma che in realtà rischiano di postarci fuori strada.
È necessario essere onesti con se stessi.
In questo può aiutarci un buon consulente, che non essendo emotivamente coinvolto, riesce ad analizzare i dati oggettivi, a pianificare nel modo migliore il percorso nel tempo e a mantenere la rotta.

Esiste uno strumento che aiuta a conoscerci e che consente al consulente di esserci utile, di conoscerci meglio, di capire quali sono le nostre esigenze personali e le nostre caratteristiche di investitore prima di decidere. Si tratta del questionario di profilazione previsto dalla direttiva eruopea MIFID2. Non è una sfera di cristallo ma è un punto di partenza. Vedi nell’immagine qui sotto i consigli del Sole 24 ore per la compilazione del questionario MIFID2.

Se sappiamo essere onesti con noi stessi e rispondiamo accuratamente sarà davvero molto utile.

Personalmente utilizzo anche un altro breve questionario molto utile. Si tratta di un test che aiuta ad identificare le caratteristiche emotive e la nostra propensione ad assumerci dei rischi.
Lo consiglio sempre alle persone che si rivolgono a me per la prima volta. Puoi trovarlo qui.

Ti invito a compilarlo e inviarlo per avere il tuo profilo gratuito.

Babele profilo MIFID2 Il Sole 24 Ore

Babele profilo MIFID2 Il Sole 24 Ore

[1] “La spinta gentile” di Richard H.Thaler e Cass R.Sustein pag.41-42[2] “La spinta gentile” di Richard H.Thaler e Cass R.Sustein pag.42