Ovviamente è una provocazione dire che la pensione non è più un diritto. Ma è un fatto che aspettare il proprio turno contando solo sulla previdenza statale non potrà bastare

Si è sentito parlare molto di pensioni negli ultimi mesi: età pensionabile, soglia 100, revisione della legge Fornero, vecchi e nuovi strumenti di previdenza integrativa.

Sì, se na parla…

Durante le scaramucce politiche e soprattutto in queste settimane, con la presentazione del nuovo DEF2018 (Documento di Economia e Finanza). Se ne è parlato in occasione della pubblicazione dei rapporti annuali OCSE, quando (30 aprile 2018) la Commissione UE richiama l’Italia per la spesa previdenziale troppo elevata e non adeguata a coprire il fabbisogno delle persone più povere.
Ne parlano abbastanza anche le notizie ma…

Non ne parla chi è più giovane, i nostri 35enni, che dice “ho tanto tempo” e preferisce non pensarci.
Ne parla poco chi ha tra i 45 e i 55 anni, che gira la pagina del quotidiano per non rovinarsi la giornata.
Ne parla un po’ chi ha almeno 60 anni e spera in qualche “buona uscita” che gli permetta di superare i vincoli d’età della legge Fornero.

Bisognerebbe pensare di più alla Previdenza per almeno due motivi:
1- la previdenza statale da sola non basta più
2- prima si inizia ad accumulare una pensione integrativa, migliori sono i risultati e con un “costo” annuale più basso

Come sempre prima di tutto ti dico che… Servono circa 6 minuti da dedicare alla lettura!*

La pensione statale non basta più

La pensione statale da sola non basta più, perchè è diminuito il valore dell’assegno mensile con il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo, perchè è mutato il panorama sociale e sono cambiate le nostre abitudini di vita.
Tutti gli Stati, non solo i più “ricchi”, promuovono da anni forme di previdenza integrativa sia obbligatorie che volontarie. Perchè sappiamo benissimo che il valore erogabile della pensione statale dipende da quanto si è versato ma soprattutto da una buona economia nazionale e dal fatto che il contributo dei lavoratori sia maggiore rispetto alle esigenze dei pensionati.Guardiamo all’Italia e prendiamo il rapporto delle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico aggiornato al 2017…
Fonte: Plus24 Il Sole 24 Ore del 09.06.2018
Gli scenari tengono giustamente in considerazione il tasso di occupazione, il PIL reale e la spesa per le pensioni. Il rapporto EUROSTAT e anche quello della Ragioneria di Stato, prevedono un tasso di incidenza delle pensioni in aumento nei prossimi anni, fino ad un valore molto elevato nel periodo 2025-50. Questo considerando un tasso di disoccupazione in diminuzione nei prossimi decenni…
Sarà meglio, per tutti, fare bene i conti e, per ciascuno, pensare alla propria previdenza integrativa.

Fondi pensione: 2017 l’anno d’oro (soprattutto all’estero)

Se guardiamo al mondo, il 2017 sarà ricordato come un anno d’oro per i fondi pensione a livello globale. Il report annuale considera 22 Paesi tra cui l’Italia ed esprime i valori in percentuale del rapporto tra patrimonio gestito e Prodotto Interno Lordo. Un po’ a caso leggiamo i dati: Gran Bretagna 121%, Olanda 194%, Svizzera 133%, Australia 138%, USA 131%… però ITALIA… solo 10%!

 

 

Fonte: L’Economia del Corriere della Sera del 19.03.2018

Gli italiani invece hanno preferito tenere più capitali in liquidità e quindi oltre che negli investimenti hanno versato meno anche nella previdenza integrativa.
Negli ultimi 25 anni in Italia tutti i governi si sono impegnati a sostenere e favorire forme di previdenza integrativa. Purtroppo molti progetti che avrebbero potuto favorire la diffusione del secondo pilastro pensionistico, si sono persi tra la burocrazia.

In Svizzera ad esempio, il sistema pensionistico prevede tre pilastri ed è alla base della sicurezza sociale, tanto da essere garantito dalla Costituzione federale.
Il primo pilastro è sempre la Previdenza statale, il secondo è la Previdenza professionale obbligatoria (di fatto Fondi pensione obbligatori a seconda della propria categoria professionale), il terzo è la Previdenza privata integrativa e facoltativa.

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Quali sono gli strumenti a disposizione per la previdenza complementare e integrativa?

Fondi Pensione Chiusi, Fondi Pensione Aperti, PIP, non sono la stessa cosa

La previdenza complementare, disciplinata dal D.Lgs. n.252/05, prevede la possibilità per il lavoratore di destinare tutta la quota di Tfr mensilmente maturata a favore di determinati fondi di natura privatistica che si distinguono in fondi “chiusi” o negoziali e in fondi aperti.
I fondi più diffusi sono quelli chiusi o negoziali e sono costituiti tramite una contrattazione collettiva sindacale (nazionale o aziendale), distinti per settore di competenza. I Fondi aperti sono quelli istituiti e gestiti da banche, assicurazioni, Società di Gestione del Risparmio (SGR)e Società di Intermediazione Mobiliare (SIM).
Generalmente i fondi chiusi hanno commissioni più contenute rispetto ad altre forme di previdenza integrativa.
Tutti i fondi operano in base a precise regole di investimento che rispondono a rigorosi criteri di prudenza; questo perchè la loro finalità non è speculativa, ma previdenziale appunto e per tali ragioni sono sottoposti alla vigilanza della Commissione di vigilanza sui fondi complementari (Covip).
Il Sole 24 Ore tiene una classifica aggiornata del migliori Fondi Aperti che trovate qui
http://www.ilsole24ore.com/finanza-e-mercati/indici-e-numeri.shtml?tabellacat=plus24&idtabella=1547

I PIP (Piani Individuali Previdenziali) sono delle particolari polizze vita e possono essere di tipo Rivalutabile (dette di ramo I) o Unit Linked (dette di ramo III), collegate a fondi interni della compagnia che le emette. Nei PIP di tipo rivalutabile c’è la garanzia dei contributi versati (al netto dei costi) e talvolta un rendimento minimo. Le somme versate, come per le polizze vita, fanno parte della gestione separata delle compagnie e godono di un regime ridotto di sequestrabilità e pignorabilità. Nei PIP di tipo Unit Linked, invece, i versamenti sono investiti in Fondi interni alla compagnia o in un Fondo comune di investimento. Non è garantito un rendimento minimo ed è possibile scegliere fra diverse linee di gestione a seconda della propria propensione al rischio.

Certamente l’analisi non si può esaurire nelle poche righe di questo breve articolo. Per questo ti invito a contattarmi per ogni informazione e per valutare le tue esigenze specifiche.
Se vuoi trovi un approfondimento nel mio articolo SALVARE LA PENSIONE IN CINQUE MOSSE (clicca per aprire)

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