Bitcoin e GameStop si sono trasformati in investimento pret-à-porter, oggetti del desiderio, in un gioco speculativo alla portata di tutti.

Ma per far salire il prezzo occorre trovare chi è disposto a comprare ad un prezzo sempre più alto e, in questi giochi, alla fine qualcuno resta sempre con il cerino in mano.

Cosa è successo realmente dietro agli investimenti in criptovaluta Bitcoin e in titoli della società GameStop di questo inizio 2021? Come fare per essere padroni dei fili e non diventare burattini in mano altrui?

Dovrebbe venire spontaneo domandarci se siamo davanti ad un Paese dei balocchi reale o se siamo prossimi ad un nuovo GAME OVER finanziario.

Sembra che finalmente i piccoli investitori stiano conquistando il potere. Attori di una partita a carte, con nelle mani strumenti innovativi per partecipare al mercato, disponibili facilmente e con ampia diffusione, che consentono anche di avere accesso facile alle “valute digitali” o “criptovalute”.

Se aggiungiamo, come ciliegina sulla torta, la noia di restare chiusi in casa… abbiamo fatto bingo!

Gli americani, in particolare, hanno investito anche i soldi arrivati come sussidi, aumentando e portando al massimo la loro esposizione nel comparto azionario.

“Ognuno è incline a credere in ciò che desidera, da un biglietto della lotteria ad un passaporto per il paradiso” scriveva Lord Byron agli inizi dell’800.

Borsa mania

Borsa mania

Ma affrontiamo un argomento alla volta.

Bitcoin la criptovaluta dei desideri

Il Bitcoin nasce nel 2008 (anno non casuale) con l’idea di voler costruire una valuta che fosse governata non da banche centrali, bensì da un algoritmo.

Il 12 settembre di quell’anno, le più importanti banche di investimento degli Stati Uniti si riunirono per valutare la situazione di Lehman Brothers e si ebbe l’impressione che il sistema finanziario internazionale fosse più debole di quanto appariva.

Il Bitcoin è una valuta digitale, che si basa sulla tecnologia Blockchain, letteralmente “la catena dei blocchi”.
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La tecnologia blockchain, utilizzata per molti altri tipi di registrazioni e transazioni, è un vero e proprio “registro contabile diffuso”, cioè “spezzettato” tra vari elaboratori server, in cui vengono memorizzate in modo immodificabile, le transazioni digitali.

(Una tecnologia sempre più diffusa tanto che oggi anche le università la usano per gli attestati di laurea https://ilbolive.unipd.it/it/news/luniversita-padova-utilizza-blockchain-rendere )

A differenza delle normali monete, Bitcoin non è disciplinata da una banca centrale ma da un algoritmo.

Dipende dalla condivisione sulla rete internet della capacità di calcolo di tantissimi computer che partecipano al processo, detti client. L’insieme dei vari client collegati tra loro tramite internet, costituisce i nodi della rete Bitcoin.

Senza entrare troppo in tecnicismi, cerchiamo di capire a grandi linee come funziona la rete Bitcoin.

L’attività di generazione di bitcoin viene spesso definita “mining”– estrazione, un termine che richiama il “gold mining (estrazione dell’oro). Di fatto è una competizione tra i vari computer client della rete, con lo scopo di arrivare per primi a risolvere problemi di crittografia a difficoltà via via crescenti. Si tratta di mettere alla prova un codice di sicurezza che protegge le informazioni di transazione, il blocco appunto, e vince chi riesce risolvere il codice di sicurezza aprendo il blocco per primo.

Un utente proprietario di server, riceve così una ricompensa in monete bitcoin e commissioni di transazione, ogni volta che raggiunge per primo la soluzione al problema di crittografia. Ogni volta che un problema è risolto, viene comunicato a tutti i nodi della rete e riparte il processo con un nuovo problema di crittografia a complessità maggiore.

Più potenza di calcolo viene aggiunta alla rete bitcoin e più il parametro di complessità aumenta, aumentando di conseguenza il numero di calcoli mediamente necessari a creare un nuovo blocco. Così cresce il costo di creazione dello stesso, perché gli utenti proprietari dei nodi devono continuamente migliorare l’efficienza dei loro sistemi di calcolo e perché di conseguenza aumenta il consumo di energia elettrica.

(Per approfondimenti su bitcoin: https://elearning.di.unipi.it/pluginfile.php/31267/mod_resource/content/1/bitcoin-notes-v0.1.pdf http://tesi.cab.unipd.it/63817/1/Rozzi_Lorenza_1180069.pdf
https://ilbolive.unipd.it/it/bitcoin-criptovalute-opportunit%C3%A0-strumento-speculativo )

Chi estrae i bitcoin, chiamato “miners”-minatore, diventa possessore di una certa quantità di monete e può utilizzarle come controvalore per scambi di prestazioni o forniture con altri soggetti che sono interessati a possedere i bitcoin e li accettano. I bitcoin non hanno dunque un valore economico diretto.

Il valore economico del bitcoin dipende da domanda e offerta.

Un’offerta che è rigida perché non è infinita (sappiamo già che saranno “solo” 21 milioni i bitcoin coniati alla fine sulla base dell’algoritmo) e una domanda che invece continua a crescere perché viene visto da molti come un bene rifugio.

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Il Bitcoin è un Asset intangibile e quindi in una società in cui il valore sta diventando sempre meno legato al lavoro e ai beni reali, prende il sopravvento l’Asset speculativo. Così ci sono investitori disposti a pagare per diventare possessori di bitcoin, investendo anche capitali importanti. Bisogna però fare attenzione e come dichiara la Consob, “chi investe in bitcoin e in generale in cripto-asset deve essere preparato a perdere tutto”.

Bitcoin rischi guadagni crolli risalite

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GAME STOP: La rivolta populista dei piccoli investitori contro Wall Street.

La corsa innescata su Reddit per comprare il titolo di GameStop allo scopo di danneggiare i grandi investitori che puntavano al ribasso del titolo, forse è stata “logica” quanto comprare a 5 milioni di euro un appartamento di 20 metri quadri in periferia pensando di sfavorire i grossi immobiliaristi della city!

Reddit è stata definita dal suo AD, Steve Huffman, come: “il posto più umano su internet”… ne siamo proprio sicuri?

Da Reddit è partito l’assalto a Gamestop, un offensiva fatta da piccoli investitori individuali che si sono organizzati tramite Robinhood: la piattaforma lanciata nel 2013 da 2 startupper e arrivata nel 2016 a 1 milione di profili attivi. In realtà Robinhood è uno strumento che fa da filtro per il transito di denaro.

La promessa è quella di offrire trading senza commissioni di intermediazione, ma quando il cliente usufruisce di un servizio gratuito…di solito salta fuori che è proprio lui il prodotto da rivendere.

Robinhood attira giovani con poca o nessuna esperienza su una piattaforma che assomiglia ad un app di gioco. Gli scambi sono mediamente piccoli, fra i 1000 e i 5000 $. Ogni giorno milioni di transazioni ricevute dalla piattaforma non sono eseguite in proprio.

Robinhood le trasferisce a market maker privati, grandi operatori di WallStreet che eseguono gli scambi. Questi sono i veri clienti paganti della piattaforma.

Ma perché i grandi pagano Robinhood? Perché vendono ai clienti della piattaforma, azioni o opzioni a prezzi più alti, rispetto ai quali loro stessi sarebbero disposti a comprare, e lucrano su una differenza che a volte è anche di pochi centesimi e potrebbe essere considerata infinitesima, ma che si ripete milioni di volte.

Pensate che Citadel Securities, principale referente di Robinhood, nella sola giornata del 27 gennaio ha gestito ordini per 7,4 miliardi di titoli: più dell’intero volume quotidiano medio delle borse americane nel 2019

D’altra parte, ricordiamoci, la legge americana non obbliga all’esecuzione degli ordini al miglior prezzo, solo alla migliore esecuzione. Il compito di Robinhood è quello di stimolare operazioni di trading frequente, permettendo di impostare ordini numerosi, nella convinzione che siano gratuiti. Per questo usa strumenti di influenza psicologica, tipici del gaming e dei social network, per generare dipendenza: regala un’azione iniziale, manda colorate congratulazioni, invia messaggi di gratificazione, programma messaggi automatici per riportare dentro alla piattaforma chi si sconnette.

Altro aspetto da non sottovalutare: i grandi market maker, a cui Robinhood vende le richieste dei micro investitori, vedono i flussi delle richieste. Li vedono prima di fare l’investimento reale. I market maker così sanno come si muovono milioni di ordini, in quale direzione e potenzialmente sono dunque in grado di anticipare le mosse del mercato, generando così utili a proprio favore.

Questa è democratizzazione del mercato, uno strumento per togliere ai ricchi e dare ai poveri, come sembra rappresentare il nome della piattaforma Robinhood? Oppure è potenzialmente un gigantesco aspiratore di denaro che viene trasferito da chi ha meno a chi ha già di più?

In entrambi i casi…

per Bitcoint e Gamestop, vale il vecchio detto “non è tutto oro quello che luccica”

Robinhood aspira soldi

Robinhood aspira soldi

dott.ssa Mara Sella

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fonti quotidiani:

L’Economia Corriere della Sera – 18/01/2021 “Crolli e risalite ” Alberto Mingardi – 25/01/2021 “C’è un bitcoin nel salotto buono” Pieremilio Gadda – 15/02/2021 “Romanzo popolare” Federico Fubini – “Bitcoin la nuova corsa all’oro” Vito Lops

Il Sole 24 Ore – 28/01/2021 “FAMIGLIE USA: è BORSA MANIA” – 20/02/2021 “Caso GameStop” Marco Valsania